Un mare di navi scomparse
Per secoli, imbarcazioni di ogni genere hanno solcato le onde del mar Mediterraneo. Navi romane, navi fenicie, navi impegnate nel commercio, navi alla scoperta di luoghi sconosciuti, navi da guerra che, il più delle volte, non arrivavano a destinazione. Alcune affondavano durante le tempeste, altre durante attacchi. Al largo delle coste sarde esiste un vero e proprio mondo di relitti sommersi, navi di ogni genere che qui sono cadute, adagiandosi sui fondali e diventando parte di essi. Quando impossibili da recuperare, sono rimaste lì, custodendo i loro segreti e le loro tristi storie.
Oggi questi relitti affascinano gli amanti delle immersioni e della storia, anche se la maggior parte di essi può essere raggiunta solo con l’adeguata attrezzatura e preparazione da subacquei esperti.
Ma molti sono anche i relitti che giacciono al buio, spostati dalle correnti e ancora in attesa di essere scoperti, custoditi gelosamente dalle profondità del mare. Le navi sono anche di interesse per gli amanti della fauna ittica, in quanto negli anni sono diventati dimora di pesci e crostacei.
Ecco una lista di alcuni dei più famosi relitti a largo delle coste della Sardegna.
Nave Romagna, Capo Sant’Elia
La nave Romagna era un piroscafo cisterna che trasportava carburante da Arbatax a Cagliari quando affondò, nel 1943, a seguito dell’urto con una mina magnetica. Oggi è possibile individuarla a circa 40 metri di profondità, adagiata sul fondale sabbioso a breve distanza da Capo Sant’Elia.
È ancora ben visibile il timone e la grossa elica, ricoperti di spugne e coralli; si distingue anche la zona di poppa, mentre la prua è distante circa un miglio, essendo affondata per prima.
Cernie e Saraghi accompagnano i sub nella visita di questo relitto.
Relitto di Bengasi (conosciuto anche come relitto dei vetri), tra Capo Carbonara e isola della Serpentara
Questo piroscafo di proprietà della Tirrenia, costruito nella prima decade del ‘900, era adibito al trasporto passeggeri. Venne affondato dal Truant, un sommergibile inglese, nel 1943 mentre viaggiava alla volta di Cagliari. Per raggiungere il Bengasi bisogna arrivare circa 88-96 metri di profondità, motivo per cui solo i subacquei esperti possono avventurarsi e scoprire questa meraviglia. Le parti ancora visibili sono il cannone a poppa e le bottiglie e cristalli nelle stive, che le hanno valso il soprannome di "relitto dei vetri".
Ciò che davvero lascia senza fiato comunque è la vita che circonda questo relitto dimenticato: aragoste, scorfani, ostriche e gorgonie gigantesche. I più fortunati possono incontrare anche il pesce luna.
Relitto KT 12, Orosei
Il KT 12 era una nave militare tedesca che quando affondò, nel giugno del 1943, stava trasportando carburante verso il Nord Africa. È uno dei relitti meglio conservati della seconda guerra mondiale. Il KT 12 venne colpito da un siluro lanciato dal sommergibile inglese Safari, un nome che s’incontra molto spesso quando si ricerca la storia delle navi affondate durante questo periodo. I dettagli relativi all’affondamento di questa nave sono molti, precisi e ben documentati nel diario di bordo del Safari oltre che da testimoni della vicenda. Lo scoppio del carburante a bordo creò un vero e proprio mare di fuoco, il quale non lasciò scampo agli uomini imbarcati. Solo pochi superstiti raggiunsero la costa.
Oggi il KT 12 si trova a circa 34 m di profondità, testimone silenzioso di una guerra devastante. È visibile la prua, a circa 800 metri di distanza dalla poppa, il cannone, e una parte del carico che trasportava. Cernie e Corvine sono solo due delle molte specie di pesci che si possono osservare mentre nuotano attorno al relitto.
Relitto Regia Nave Isonzo, Torre delle Stelle
Adagiata sul fianco a 40-56 metri d profondità, la Regia Nave Isonzo colò a picco nell’aprile del 1943. Piroscafo cisterna militare era diretto alla Maddalena con le navi Entella e Loredan, che subirono lo stesso triste destino a causa dei siluri lanciati dal Safari (l’Entella in realtà venne colpita il giorno successivo, mentre si trovava incagliata in bassi fondali).
Sono ben visibili i due cannoni, la struttura della nave, parte delle stive, le ancore a prua: il relitto è lungo circa 80 metri. Per vedere l'elica bisogna spostarsi di circa mezzo miglio dal relitto.
Intorno all’Isonzo è possibile incontrare moltissimi pesci, tra cui Anthias, Cernie di grosse dimensioni, saraghi e dentici.
Relitto Salpi (conosciuto anche come Marte), Capo Ferrato
Un sommergibile britannico, l'Upholder questa volta, causò l'affondamento del piroscafo nel febbraio del 1942.
Il Salpi si trova a circa 60 metri di profondità, prua e poppa si sono adagiate sul fondale in posizione parallela. Restano visibili un cannone, la sala macchine, la stiva ancora piena di grano e la santabarbara con i proiettili. Da segnalare gli anemoni gioiello, coloratissimi, sul relitto.
LT 221, a largo di Sant’Elia nel golfo di Cagliari
Affondato nell’ottobre del 1944, con tutta probabilità a seguito dell’impatto con una mina, il rimorchiatore americano si è adagiato sul fondale sabbioso nel golfo di Cagliari, sul fianco, come un gigante marino sconfitto. Bisogna scendere a circa 50 metri per incontrare il relitto, di cui è ancora visibile l’elica e la sala macchine. La chiatta si trova a poca distanza. La presenza di crostacei su entrambi i relitti, soprattutto astici e aragoste, è davvero incredibile.
Relitto di una nave romana, Santa Teresa di Gallura
Si tratta di una scoperta recente, avvenuta nel 2015, grazie alla collaborazione tra la Polizia di Stato e la Soprintendenza Archeologica sarda. Il relitto si trova nelle acque della Gallura a circa 50 metri di profondità: nave romana, lunga 18 metri e contenente laterizi risalenti all’età imperiale. Il carico è ben conservato nella stiva; da qui l’eccezionalità del ritrovamento. Secondo gli archeologi la nave poteva essere diretta in Sardegna oppure in Spagna.
Per il momento, il mistero circonda ancora del tutto la scoperta.